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Don Oreste: l'intervento alla Settimana Sociale 2007 |
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05-12-2007 |
Ecco il testo dell'intervento pronunciato il 19 ottobre da don Oreste Benzi alla
Settimana sociale dei cattolici italiani svoltasi a Pisa.
«La Chiesa unita e concreta Solo così amiamo i
poveri»
Mi chiedevo mentre ascoltavo gli splendidi oratori: ma
come realizzare il bene comune? Io ho visto, penso e credo che il nemico -
perdonate la parola - del bene comune è... siamo noi cattolici. In che senso?
Ovunque ci si gira si è persa, si è sbriciolata e poi scomparsa la coscienza di
essere popolo, popolo di Dio, con una missione di salvezza da portare. Oggi
però, oggi, 19 ottobre, ieri, domani. Il messaggio di Gesù, meglio, la
soluzione dell'esistenza umana che ci dà Gesù, l'ha affidata a noi, ma non si
può portare avanti così, sbriciolata.
L'interesse di partito, l'interesse del potere, l'interesse delle stanze dei
bottoni e tutto ciò che è collegato a esso è diventato la coscienza pratica ed
attuativa, e così si ha il tradimento della rivoluzione cristiana, come dice
Benedetto XVI, della rivoluzione di Dio. Perché mancano le strategie comuni da
portare avanti. Ogni realtà, ogni gruppo ecclesiale, ogni parrocchia, ogni
movimento.
Dice bene Seneca che il vento favorevole a poco giova, se il marinaio non sa
dove andare. E quando la barca sta troppo ferma corre il rischio di affondare.
Per inerzia, per una legge interna, dell'inutilità. Mancano questi piani.
Facciamo un esempio. Oggi, mentre siamo qui, in media, 500 bambini vengono
sgozzati e uccisi. Omicidio premeditato, voluto, in Italia. 180mila l'anno. Ma
queste creature urlano, e il grido loro sale a Dio. Mentre si sta vicino a Dio
questo grido lo si sente, ma se non lo si sente, vuol dire che qualcosa c'è da
rivedere nel nostro rapporto con Dio e con i fratelli. Non posso dare
indirettamente il mio permesso; chi tace - ma non è un tacere con la parola
soltanto - chi tace con i fatti è complice del delitto. Le nostre mani - si
voglia o no, anche se dà fastidio - grondano sangue. Non c'è tempo, ma possiamo
vedere i modi concreti.
Un'altra cosa: 100mila donne sono tenute sotto sfruttamento in Italia. Non
ascoltate quel che dicono, che sono libere. Vorrei portarvi tutti sulla strada,
portare almeno due donne in casa ad ognuno di quelli che sostengono che sono
libere. Vergogna! E allora io dico: perché viene mantenuto un massacro, un
orrore simile? Non si vuol perdere il voto di 10 milioni di cosiddetti clienti.
Mi diceva un pezzo grosso, grossissimo (siccome abbiamo fatto una proposta di
legge di iniziativa popolare): chi vuole che glielo approvi, padre? Qual è quel
partito che è disposto a perdere anche un solo voto? E io ho detto: siete dei
prostituti politici. Date le dimissioni e andatevene. Non potete fare questo,
la dissacrazione.
Perché non viviamo noi la visione dell'autorità come ce la dà Gesù, che è la
via e la rivoluzione, perché unifica il popolo? Voglio dire: in 4 o 5 mesi si
potrebbero liberare tutte le 100mila schiave. Perché non lo si fa?
Il vento favorevole poco giova se il marinaio non sa dove andare. E noi
dobbiamo evitare quel rischio terribile. Come dice il proverbio: chi sa fa. Chi
sa e non fa si mette ad insegnare. E questo è un problema grave per tutti noi.
E allora la necessità concreta.
Perché non guardiamo le carceri? Lo sapete, si stanno riempiendo di nuovo.
Ebbene, ma perché? Perché c'è una non-coscienza nel popolo cristiano. Questa
gente, 26mila, che è uscita, ma dove va? Il popolo cristiano apre la casa, le
braccia e vive insieme con loro? Le settimane sociali. Ma vuol dire che io
detengo il tuo bene, e tu il mio bene? Perché non me lo dai? Allora potremmo
continuare. Adesso inizia lo sciopero della fame a Spoleto, nel supercarcere,
per l'abolizione dell'ergastolo. Hanno ragione. Che senso ha dire che le
carceri sono uno spazio dove si recupera la persona se è scritta la data di
entrata e la data di uscita mai? È una contraddizione in termini. Perché non
devono aver il diritto di dare prova che sono cambiati? Sono degli immensi
collegi con la disperazione, colui che è dentro non vuole studiare. Non è
giusto questo.
È arrivata l'ora dell'azione. Mo, meglio, della concretezza. E concludo: oggi
voglio dire ancora che occorrono strategie comuni da attuare, ognuno nel dono
carismatico che ha, nel dono della parrocchia in cui è, nella diocesi in cui si
trova. Ma dobbiamo veder i fatti, la gente si sente tradita tutte le volte che
ripetiamo le parole di speranza, ma non c'è l'azione. Cos'hanno lasciato i
cattolici, permettetemelo? Hanno lasciato la devozione. Devozione che è unione
con Dio-Amore, che è validissima, ma la devozione senza la rivoluzione non
basta, non basta. Soprattutto le masse giovanili non le avremo mai più con noi,
se non ci mettiamo con loro per rivoluzionare il mondo e far spazio dentro. Ma
il vento è favorevole, perché il cuore dei giovani, ve lo dico - e non badate
alle cassandre - oggi batte per Cristo. Però ci vuole chi senta quel battito,
chi li organizzi e li porti avanti in una maniera meravigliosa.
La conclusione è questa: perché non individuiamo in Italia dei target da
raggiungere. I nostri vescovi li dicano e la Chiesa li indichi. E poi tutti insieme portino il
resoconto. E alle settimane sociali raccontiamo il cambiamento avvenuto, la
trasformazione. E il grido dei poveri che finalmente viene ascoltato. Cosa ci
serve, se no? Qui mancano i protagonisti delle conseguenze che ci sono state
dette così bene, profondamente. Nella giornata Onu per l'estrema povertà, io al
consiglio comunale di Rimini ho chiesto che ogni consigliere comunale prenda
accanto a sé uno dei nostri barboni - li chiamiamo così, ma sono uomini
creativi di storia - e lo usi come assistente, però con i pantaloni con le
pezze, perché ricordino agli altri che son lì per diventare poveri, cioè per
farsi prossimo, altrimenti abbiamo una testa che ragiona, ma non dà più ordini
al cammino.
Ecco, io vorrei che fossimo un cammino di popolo.
È la grande ora della Chiesa. Questo è il kairos, il tempo
dell'intervento di Dio è giunto, il vento è favorevole, però bisogna dare una
mossa creativa. I nostri ragazzi, i nostri piccoli angeli crocifissi, i nostri
barboni che andiamo a prendere tutte le sere alla stazione, in realtà sono i
soggetti attivi e creativi di umanità. Il bene che fanno loro ai giovani è
incalcolabile. Dobbiamo riconoscerlo e dare una svolta più concreta a questi
incontri. Grazie.
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