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briciola 28-03-2008 PDF Stampa
28-03-2008
In quella notte non presero nulla (Gv 21,3). Siamo davanti all' esperienza del fallimento da parte degli apostoli-pescatori. E' l'esperienza che spesso accompagna anche ciascuno: fallimento di un compito scolastico, di un'azione economica o lavorativa, fallimento familiare o affettivo. Esperienze dure. Esperienze da non reprimere però, perchè possono invece diventare l'anticamera di una "risurrezione". Davanti al nostro fallimento infatti, anzichè chiuderci passivamente, possiamo aprirci a qualcun altro. Questa esperienza di apertura diventa salutare, abbatte un po' il muro del nostro "io" narcisita, che vorrebbe fare tutto, sapere tutto, vincere tutto, avere tutto. L'apertura verso un tu o Tu Divino, verso un "oltre noi stessi" è esperienza salutare e provvidenziale. Continuiamo a sentire l'eco dell' "Exultet" della notte di Pasqua, che cantava: " felice colpa che meritò un così grande redentore". Fai tesoro anche dei tuoi fallimenti. Vuoi raccontarne qualcuno?
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Scritto da Renato, 28 marzo 2008, 09:51
Di errori, di sbagli è costellato il nostro cammino. Credo, comunque, che il maggior errore, vicino al fallimento di una vita, sia quello di non amare, di non saper donare sé stessi per gli altri. Questo non dipende dallo stato sociale, dalla cultura e, aggiungerei, dal credo religioso. Tutti possono donare sé stessi agli altri grazie ad un amore che non ama per essere riamato, ma ama soltanto per amore. Troppo spesso, invece, se facciamo un bel gesto verso un altro, ci aspettiamo che l’altro, sul quale abbiamo riversato attenzioni ed amore, ci ricompensi di ritorno. Se non c’è questo ritorno, ci sentiamo falliti e non ci rendiamo conto di aver relegato l’amore verso gli altri a livello di un investimento di soldi in banca dal quale attendiamo un ritorno con gli utili. Quante volte si sente dire “E’ inutile aiutare quelle persone perché è tempo perso, sono soldi buttati, non cambieranno mai”, cioè, sono persone sulle quali non vale la pena “investire”, dimenticando così che il vero investimento sta nell’amore che si dona loro. Non siamo forse anche noi come quei discepoli che “falliscono” nella pesca perché si ostinano a gettare le reti dove pensano di raccogliere il frutto della loro fatica e solo quando ascoltano il Maestro e gettano le reti dove indica lui ottengono la ricompensa?

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