28-03-2008 |
In quella notte non presero nulla (Gv 21,3). Siamo davanti all' esperienza del fallimento da parte degli apostoli-pescatori. E' l'esperienza che spesso accompagna anche ciascuno: fallimento di un compito scolastico, di un'azione economica o lavorativa, fallimento familiare o affettivo. Esperienze dure. Esperienze da non reprimere però, perchè possono invece diventare l'anticamera di una "risurrezione". Davanti al nostro fallimento infatti, anzichè chiuderci passivamente, possiamo aprirci a qualcun altro. Questa esperienza di apertura diventa salutare, abbatte un po' il muro del nostro "io" narcisita, che vorrebbe fare tutto, sapere tutto, vincere tutto, avere tutto. L'apertura verso un tu o Tu Divino, verso un "oltre noi stessi" è esperienza salutare e provvidenziale. Continuiamo a sentire l'eco dell' "Exultet" della notte di Pasqua, che cantava: " felice colpa che meritò un così grande redentore". Fai tesoro anche dei tuoi fallimenti. Vuoi raccontarne qualcuno?
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