La musica in testa - Giovanni Allevi
28-12-2008
È il 9 aprile 1991, giorno del mio ventiduesimo compleanno.
Sono arrivato qui a Napoli da solo, dopo un lungo viaggio in treno, per fare il mio primo concerto lontano da casa.
Mentre mi portano in camerino, il mio sguardo cade su un pezzo di carta, appeso con lo scotch sulla porta a vetri della piccola sala da concerto: «Serata jazz. Giovanni Allevi. Pianoforte».
Serata jazz? Suonerò la Partita in Do minore di Bach, diversi brani di Chopin, cinque studi di Scriabine, Ravel e alcune mie composizioni. Serata jazz?
In camerino mi vesto.
Eccomi, sono pronto. La camicia è bianca con il colletto ben stirato, lo smoking è nuovo comprato apposta per l'occasione, le scarpe sono nere lucide e ho un po' di gel sui capelli corti. Lavo gli occhiali, come ultima cosa.
L'organizzatrice, con una voce un po' imbarazzata, mi dice che iniziamo alle nove in punto.
Perché è imbarazzata?
Faccio un sospiro e attendo.
Viene a prendermi. È seria e guarda per terra. Ci dirigiamo in silenzio verso la porta di vetro. Me la apre e mi invita ad entrare.
Ora so che passare quella porta significava iniziare un'altra vita.
Ecco il pianoforte, le sedie, ma... non c'è nessuno! Conto solo cinque persone. Sedute, per giunta, in seconda fila. Ecco perchè l'organizzatrice è imbarazzata: non è venuto nessuno a sentirmi.
«Buonasera, mi chiamo Giovanni Allevi. Grazie per essere venuti al mio primo concerto a Napoli».

Editore: Rizzoli, 2008
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