La città dei ragazzi - Eraldo Affinati |
28-12-2008 | |
“Ciao, caro Raldo, sono tuo studenti Hafiz, nato Kabul, 1987, afganista, una paeizi numerose lunga storia. Dlla guerro voglio contare mio vita chi molto doloroso chi avoto da quando chi in Arganista sempre guerra. Andavo scola, avevo otto anni. Quando tornato casa mio mama peripara di mangiare. Un giuono tornato casa visto chi mio mama piangeva. Ho fatto domandare à mama perché piangi. Diceva chi papa non ce. Una groppi di governo intrato casa, portato papa noso dove. Dopo due giuoni io con fratelo con mama nadto di papa. Per liberare papa non avevamo soldi. Mia mama chi sempre piangeva, diceva gioro chi non abiamo niente. Dopo un giuono papa tornato casa, poi mio fratelo lavorava. Un giuono lavorava, un giuono no. Uno giuono mi tornato scola, visto chi tuto casa strutto, mama papa morto. Dopo mama papa chi morto stato giornata pesantissimo. Me è mio fratelo. Dopo fratelo decisa per andare Iran perché in Arganista non era pace ne reposo. Mio fratelo chi era grande con me. Siamo cominciati viaggiare. Siamo stati Iran tre anni. Mio fratelo sempre lavorava per andare Turchia. Quando chiedevo da mio fratelo dove vogliamo andare sempre diceva no ti parioccupa, siamo coma una celli liberi, oggi qui domani noloso. Abiamo partiti quasi due sttemani. Viagi con piedi. Quando mi stancavo mio fratelo prendeva sul spalle sue. Dopa siamo arivati Turchia Istambul. Fratelo lavorava. Anchi io con mio fratelo lavoravo. Dopa mio fratelo con duei amici sua comprato barca di plastica per andare Greca. Dopa partita una sttemani dopa ho sentito chi morto dentro al mare con sui amici. Dopa chi mio fratelo morto stata una giornata pesantissimo. Tuti giuono piangevo pinsavo sempre. Mi parioccopavo per mio futuro chi non saro una barboni…” Editore: Mondadori (2008) Commenti (0)
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