La parola che amo - C. Uguccioni
16-09-2007
Ogni essere umano cerca, consapevolmente o meno, una parola saporosa, nutriente, che ascoltata e cercata, trasformi la sua vita, la renda sensata, luminosa, piena. Tutti noi viviamo l'esperienza dell'attesa, dell'attesa di qualcosa, di qualcuno che resta sempre oltre.
"Troppo grande per bastare a se stesso" diceva il filosofo francese Blaise Pascal, l'uomo è sempre in cerca di ciò che ancora gli manca, di ciò che per lui è l'essenziale. Di natura "eccentrico", con il suo centro fuori di sè, è spinto verso qualcosa che gli sta sempre un pò più avanti, è un "promontorio sporgente sull'Assoluto", come scrive il cardinale Carlo Maria Martini. Abbiamo un desiderio che va sempre oltre ciò che desidera, come onda di oceano che supera tutte le scogliere; abbiamo un desiderio di assoluto, di totalità che resta sempre e misteriosamente inappagato.
Questo desiderio mai saziato prima o poi si imbatte nella Parola di Dio.
"In principio era il Verbo", si legge nel primo versetto del Prologo del Vangelo di Giovanni. Le parole, per noi uomini, sono principio di conoscenza e comunicazione, e implicano sempre un "tu", qualcuno che si rivolge a noi e al quale ci rivolgiamo.
La Sacra Scrittura è la storia del grande, appassionato dialogo cercato da Dio con noi. Un dialogo che culmina nei Vangeli, quando in un momento preciso della storia, in un luogo determinato del mondo, "la Parola si fece carne" (Gv 1,14).

Cristina Uguccioni

Editore: Paoline (2005)


[Incipit inviato da Chicco di Grano]
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