CHIESA E LAVORO |
28-10-2017 | |
Dalla
relazione del Card. Gualtiero Bassetti alla settimana sociale dei
cattolici. Cagliari
- 26 ottobre
In
Italia le disuguaglianze hanno il principale comune denominatore nei
giovani. Reddito e occupazione non solo stanno favorendo le
generazioni più «vecchie», ma stanno incentivando una drammatica
emigrazione di massa dei nostri giovani. Lo voglio dire senza
tentennamenti: questa situazione è inaccettabile! Si tratta di un
fenomeno ingiusto che è il risultato di un quadro sociale ed
economico dell'Italia estremamente preoccupante.
Questo quadro generale non può lasciare indifferenti tutte quelle donne e quegli uomini «liberi e forti» che hanno veramente a cuore il bene comune. C'è un sistema-Paese da promuovere e da valorizzare con tutte le nostre energie migliori. La Chiesa, ovviamente, non intende certo sostituirsi alle Istituzioni o occupare spazi impropri, ma vuole dare il suo contributo che nasce dal Vangelo e dalla Dottrina Sociale. Dal canto suo, si impegna ad approntare tutte le iniziative che sono in suo potere per promuovere il lavoro e favorire l'inserimento nel mercato del lavoro di chi ne sia ancora ai margini. Tra le varie iniziative concrete che sono emerse nel cammino preparatorio a questa Settimana Sociale, sottolineo tre possibili impegni della Chiesa Italiana per la promozione del lavoro: anzitutto l'attività degli «oratori come LabOratori»; in secondo luogo, la possibilità di rendere le parrocchie e le diocesi dei luoghi di indirizzo, che forniscano ai giovani le informazioni essenziali per cercare lavoro, attraverso una sezione del sito CEI, costantemente aggiornata; terzo, le borse lavoro, da creare a livello diocesano per avviare all'attività lavorativa in particolare i giovani NEET, quelli che non studiano né cercano lavoro, perché ormai privi di speranza e iniziativa. A questo fine si potrebbe sottoscrivere un protocollo-quadro a livello nazionale tra la CEI e le principali Organizzazioni imprenditoriali per favorire e agevolare iniziative locali sulla base di un format nazionale, flessibile e adattabile alle singole realtà locali... Il mio sogno è quello di un grande progetto per l'Italia ispirato da quel clima di ricostruzione del Paese che aveva animato i Padri costituenti e tutta quella gente semplice che, dopo la seconda guerra mondiale, o dopo i grandi disastri come l'alluvione del Polesine o il terremoto del Friuli, si è rimboccata le maniche e in silenzio ha ricostruito il Paese casa per casa, strada per strada, scuola per scuola. Nel 1961, a Firenze, Giorgio La Pira scrive: «Ho un solo alleato: la giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta. Ciò significa: 1) lavoro per chi ne manca. 2) casa per chi ne è privo. 3) assistenza per chi ne necessita. 4) libertà spirituale e politica per tutti. 5) Vocazione artistica e spirituale di Firenze nel quadro universale della città cristiana ed umana». Queste semplici parole - che costarono a La Pira l'accusa di essere un ingenuo sognatore - sono ancora oggi valide. Perché non sono soltanto delle parole, ma rappresentano la traduzione dei più importanti principi cristiani in ambito politico. La nostra «vocazione sociale» consiste in questo: nel coniugare il pane e la grazia, il diritto al lavoro con la libertà religiosa in un mondo plurale. Commenti (0)
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