Commento Lectio 28/10/2007
24-10-2007

O Dio, abbi pietà di me peccatore...


O Dio, tu non fai preferenze di persone e ci dai la certezza che la preghiera dell'umile penetra le nubi; guarda anche noi come al pubblicano pentito, e fa' che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome.

Dal vangelo secondo Luca (18,9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».


Leggiamo. Cosa dice il vangelo?

Dimmi come preghi e ti dirò chi sei...

Il lebbroso guarito che torna da Gesù a ringraziare, la vedova che con insistenza chiede giustizia, il fariseo in piedi che fa il suo elogio, il pubblicano col capo chino che si batte il petto... In questa parte del vangelo, Luca ci presenta un vasto campionario di persone che pregano o credono di farlo, di uomini e donne che nella preghiera rivelano la loro identità più profonda, tirano fuori quello che hanno nel cuore: la loro riconoscenza o la loro ingratitudine, la loro umiltà, o il loro orgoglio, la loro immagine di Dio, di se stessi, degli altri...

Monologo o dialogo?

Il Fariseo

Ma insomma, questo "povero" fariseo non dice le cose come stanno? Non è che si sta vantando per meriti che non ha: sale al tempio a pregare come ogni pio ebreo, si sforza di osservare a puntino la Legge, perfino fa di più: digiuna due volte la settimana e offre al Tempio la decima parte non solo del bestiame, del vino, del frumento e dell'olio, ma anche di tutto quello che acquista. È vero, non vuole essere confuso con quelli che snobbano i comandamenti di Dio: ma questo è precisamente quello che gli permette la Legge, di essere "fariseo", cioè "separato" dagli altri.

Qual è allora il suo problema? Che dice solo "Io"; crede di pregare, ma in realtà prega tra sé, incensa se stesso; comincia a ringraziare Dio a parole, ma finisce per vantarsi; crede di essere lui a dare qualcosa a Dio, ridotto a semplice registratore di cassa che deve solo prendere nota dei suoi meriti; si confronta non con Dio e la sua grazia, ma con gli altri e i loro peccati.

Che differenza tra Maria che esulta per quello che Dio ha fatto in lei e nel suo popolo e l'antimagnificat del fariseo che loda per quello che lui ha fatto e disprezza gli altri.

Il Pubblicano

Il pubblicano invece sa di essere peccatore, distante da Dio e dalla sua volontà (...fermatosi a distanza...). E non dice ‘Io' davanti a Dio; dice 'Tu': Abbi pietà di me.

E si batte il petto - come la folla e le donne che seguono Gesù lungo la via Crucis (23,27) e poi se ne vanno dopo la sua crocifissione (23,48: Tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto).

Fermandosi a distanza, battendosi il petto, chiedendo pietà, il pubblicano dice di Dio qualcosa di assolutamente originale: Tu sei santo, ma mi accogli come sono; Tu mi ami gratis; Tu sei un Padre Misericordioso che mi perdoni e mi salvi.

La conclusione di Gesù

- Questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro... che non ha chiesto niente e non ottiene niente.

Di quale giustizia si parla? Ci può venire in aiuto Paolo, l'irreprensibile fariseo che ha scoperto sulla via di Damasco di essere anche lui bisognoso di perdono, che ha abbandonato la sua pretesa giustizia derivante dalla legge, per accogliere quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede (cfr Fil 3,16)

- Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. Per chi non avesse capito la conclusione della parabola dei posti a tavola (14,11)... o il Magnificat (Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha innalzato gli umili...)

Il volto di Gesù

La parabola ci fa capire anche il volto del narratore, di Gesù stesso, venuto a buttare giù i piedistalli e le autogiustificazioni e a sollevare i caduti, a smascherare il peccato dei giusti e a donare la salvezza ai peccatori.

Meditiamo: cosa ci dice il vangelo?

La mia situazione di preghiera


"Ciascuno di noi ha una propria situazione di preghiera; irripetibile non soltanto perché è mia come persona diversa da un'altra, ma anche perché è mia in questo momento e quindi è anche irripetibile nel tempo." (C.Martini).

ØQuale posizione del corpo esprime meglio la mia preghiera, il mio modo di stare davanti a Dio?

La sindrome del fariseo


Chi è il fariseo in noi? Una persona che è persuasa in se stessa di essere nel giusto. Il criterio diventa il mio auto-giudizio. E Dio faccia il piacere di fare lo spettatore!

Ho ritagliato il mio sgabello e mi sono posto sopra. Primo risultato: io non mi confronto con Dio, ma con me stesso e per niente al mondo scendo dal mio piedistallo. Secondo risultato: dal mio sgabello, giudico gli altri e li disprezzo.

(M.Zattoni, G.Gillini, Interno familiare C)

Un modo elegante per proiettare sugli altri il proprio male è quello di chi si ritiene scontatamente superiore agli altri, al punto da disprezzarli o almeno da condannarli nel suo cuore. È l'atteggiamento del fariseo...

Se per caso sono anch'io di costoro, nei confronti dell'altro scatterà in me una singolare mania di contrapposizione, la cui funzione sarà esattamente quella di convincermi che sono davvero migliore... Naturalmente starò bene attento a scegliermi persone che non mi contestano questo facile confronto vincente, mi rivolgerò a dei "pubblicani" (o che tali siano ai miei occhi): senza di loro, non mi sentirei abbastanza positivo. (A. Cencini)

ØFaccio spesso confronti con gli altri; mi viene da dire o da pensare: "Io non sono come loro"? Con quali "pubblicani" mi confronto?

La preghiera del pubblicano


ØAbbi pietà di me, peccatore! Non c'è bisogno di essere dei disgraziati per pregare come il pubblicano... Anzi spesso sono i santi ad aver più coscienza della bontà, della grazia di Dio e della propria distanza da lui... Il nostro Pier Damiani, ad esempio, si firmava "Pietro peccatore"! Perché?

ØContemplando con gli occhi della fede il Crocifisso, possiamo comprendere in profondità che cos'è il peccato, quanto tragica sia la sua gravità e, al tempo stesso, quanto incommensurabile sia la potenza del perdono e della misericordia del Signore. (Benedetto XVI, Messaggio Quaresima)

Quando mi metto davvero davanti alla Croce di Gesù, alla sua Parola, al suo disegno su di me, alla bontà del Padre, ai doni dello Spirito, non faccio fatica a scoprire la mia distanza, la mia freddezza, la mia poca corrispondenza... La preghiera mi aiuta a scendere dal piedistallo e a scoprirmi peccatore e bisognoso di salvezza, come gli altri?

ØRiesco a pregare, anche di fronte al mio peccato? La tentazione può essere quella di buttarsi ancora più giù, di allontanarsi ancora di più... Tanto cosa vuoi che conti la mia preghiera, cosa vuoi che vada fare al tempio, come potrà Dio ascoltare uno come me? Ma la Bibbia è piena di preghiere di pubblicani e peccatori che non hanno perso la loro fiducia...

ØL'esame di coscienza non è semplice introspezione, né compiacente o sofferta autoanalisi dal vago sapore perfezionista. È invece un mettersi di fronte a Dio, alla sua misericordia, alla sua fedeltà, lasciando che lui ci veda come siamo. È un rientrare in noi stessi sotto lo sguardo di chi ci ama e ci conosce, in un ascolto fiducioso della sua parola. (A. Cencini) I miei esami di coscienza da dove partono: dal confronto con me stesso, con gli altri o con Dio, col suo disegno, con la sua bontà?

ØCi possiamo aiutare a fare l'esame di coscienza, a chiedere perdono a Dio, a preparare l'atto penitenziale della Messa?

ØAbbiamo mai scoperto una preghiera autentica, profonda, in "pubblicani", in persone da cui non ce lo saremmo mai aspettato?

Preghiamo sul vangelo


- Signore, che a Pietro pentito hai offerto il tuo perdono, abbi pietà di noi!
- Signore, che al buon ladrone hai promesso il Paradiso...
- Signore, che accogli ogni uomo che si affida alla tua misericordia...
- Signore, che perdoni molto a chi molto ama...
- Signore, che non sei venuto a condannare, ma a perdonare...
- Signore, che fai festa per ogni peccatore pentito...
- Signore, che sei venuto a cercare chi era perduto...
- Signore che conosci e comprendi la nostra debolezza...
- Signore, che ti sei umiliato fino alla morte e alla morte di Croce...
- Signore, che sulla croce hai invocato il perdono per i peccatori...
- Signore, che esalti gli umili e disperdi i superbi nei pensieri del loro cuore
- Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia
- Nel tuo grande amore cancella il mio peccato
- Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato
- Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi
- Contro di te, contro te solo ho peccato
- Quello che è male ai tuoi occhi io l'ho fatto;
- Tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo mi insegni la sapienza.
- Purificami e sarò mondato; lavami e sarò più bianco della neve.
- Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.
- Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.
- Crea in me o Dio un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
- Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
- Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.
- Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
- Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode
- Un cuore affranto e umiliato tu, o Dio, non disprezzi.
- Liberaci dai giudizi che tagliano le gambe
- Tienici lontano dai confronti che avvelenano il cuore

Ricordati di me, te ne prego; guarda pietoso le ceneri di Pietro; con preghiere e gemiti dì: Signore, perdonalo. (dal testamento di S. Pier Damiani)