Facciamo morire il pianeta? |
30-11-2007 | |
L'ecologia sta diventando una vera opera di misericordia e un vero atto di carità. La nostra terra è oggi quel poveraccio assalito dai briganti sulla strada tra Gerusalemme e Gerico e che attende l'arrivo di un qualche buon samaritano. I cambiamenti climatici ci interpellano sulle possibili cause e ancor più sulle possibili soluzioni. L'indignazione cresce nel constatare che i poveri sono ancor più poveri anche davanti ai disastri ambientali, non avendo mezzi di prevenzione e difesa. Quali soluzioni proporre? Quali proposte per la vita parrocchiale?
Commenti (4)
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Scritto da Renato, 10 gennaio 2008, 12:56
Rosalba scrive che dobbiamo Incidere di più come cristiani per un cambiamento nelle politiche mondiali, per nuove politiche economiche che cambino la corsa sfrenata al consumismo. Non si può che condividere tali affermazioni, come pure le belle parole del Pontefice sull'ambiente e su come proteggere la "nostra casa comune". Quante volte però ci siamo detti e ripetuti questi concetti, quante volte ci concentriamo su catastrofi naturali in qualche parte del mondo, ma non ci accorgiamo di quelle che stanno covando sotto i nostri piedi, sull'uscio di casa nostra. Quanto vediamo a Napoli in questi giorni non è successo dalla sera alla mattina ma ha una lunga storia che coinvolge un intero sistema. Si accusano politici, istituzioni, magistrati, giornalisti, criminalità, organi di tutela e controllo dell'ambiente, ciascuno dei quali ha di certo una sua corresponsabilità per non aver adempiuto al loro compito. E' tutto un rimpallo di responsabilità che in genere produce scarsi risultati. In questo panorama desolante, noi cittadini (napoletani, nel caso specifico) dove siamo? Noi cittadini cristiani ci interessiamo delle sorti, del mercato, della economia del mondo, ma spesso siamo assenti di fronte a quello che succede in casa nostra, nella nostra città, nel nostro quartiere. Quali segnali diamo di fronte alla corruzione dilagante, agli intrecci tra politica ed affari, per non dire malaffari? Quale speranza diamo per un cambiamento? Giorni fa ho sentito parlare in TV un industriale siciliano il quale da una decina di anni subisce incendi, furti, danneggiamenti nella propria azienda, a seguito del rifiuto a pagare il pizzo. Dichiarava di essere cattolico, molto attivo in parrocchia, e quindi per la sua fede e morale non si piegherà mai a tale richiesta. Per la propria incolumità, gli è stata assegnata una scorta. Mi sono chiesto che bisogno avrebbe di una scorta fatta da uno, massimo due vigilantes, se a sua protezione vi fosse la sua comunità parrocchiale, la comunità della sua diocesi. Discutiamo su eventi di scala mondiale, ma quando serve dare protezione ad un uomo che ha il coraggio di rischiare la vita per non cedere al malaffare, dove siamo noi comunità cristiana? Quel signore è rimasto solo. Roberto Saviano, autore del libro "Gomorra", gira pure lui sotto scorta perché minacciato dalla camorra. Ma dove sono le migliaia di "fedeli" che esultano a San Gennaro, dove è quella comunità di cristiani? Perché non diventano loro la "scorta" per chi ha il coraggio di scoprire certe situazioni? Saviano è solo. Temo che il pianeta rischi di morire anche perché spesso, troppo spesso, la comunità dei cristiani si fa sentire con troppi scritti molto speculativi, filosofici, teologici, ma pericolosamente disincarnati dalle realtà, dalla testimonianza sul campo.
... Scritto da Rosalba, 01 dicembre 2007, 11:12
" Pagano, paghiamo tutti, ma più di tutti pagano anche in questo caso ( Bangladesh) i poveri, i profughi del clima senza più terra da coltivare e senza più raccolti di cui vivere.
L'uomo è la causa, l'uomo è la prima vittima .V .V " Io credo che anche la Parrocchia possa fare molto. Intanto nelle situazioni di emergenza può rispondere con prontezza. Una risposta che non deve essere solo dettata dall'emotività del momento, ma deve diventare una azione di sussidiarietà là dove c'è bisogno, durante tutto l'anno. Però sappiamo tutti che solo questo non basta. Ci vogliono politiche economiche che cambiano questa corsa sfrenata al consumismo e al mercato che non guarda più in faccia nessuno. Incidere di più come cristiani per questo cambiamento nelle politiche mondiali è doveroso. Nel piccolo di una Parrocchia si può fare molto: intanto sensibilizzare le persone, specialmente i giovani, che sono il futuro del nostro pianeta. Sensibilizzarci attraverso una presa di coscienza del problema, una messa in gioco degli stili di vita personale ... e delle nostre azioni di carità . Le immagini che abbiamo visto gridano troppo per rimanere indifferenti. Scrivi un commento
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Grazie Dio di testimoni ne abbiamo. Circa la lotta alla mafia di cui si parla: i vescovi Riboldi ad Acerra e Brigantini a Locri, sono stati in prima linea nel condannare gli atti malavitosi e a promuovere risposte corali. Oggi il presidente delle associazioni antimafia è il prete don Luigi Ciotti (da cui deriva la famosa rete di prodotti "Libera", nata sui terreni confiscati alla mafia. A Palermo tra i martiri della mafia non ci sono solo poliziotti e magistarti, ma anche preti: uno fra tutti don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio e ucciso una decina di anni fa e per il quale è in atto la causa di beatificazione.
Di testimoni ne abbiamo ora sta alle comunità schierarsi maggiormente. E' una strada da intraprendere pian paino. Proviamoci.