Commento breve - Lectio 15/06/08
12-06-2008

Dopo il Discorso della montagna (5-7) e la catena dei dieci miracoli che lo segue (8-9), eccoci ora all’inizio del Discorso missionario. Gesù ha annunciato il vangelo del regno col suo insegnamento e le sue azioni. Ora comincia a coinvolgere i suoi, li istruisce sulla missione, da discepoli li rende apostoli.

Apostoli con il suo sguardo, capaci di accorgersi dei pesi e delle stanchezze delle persone; apostoli con la sua viscerale compassione, con i sentimenti del buon pastore; con la sua capacità di farsi carico delle infermità e malattie; con le sue parole e i suoi gesti, capaci di curare, di liberare, di ridare speranza, di infondere forza.

Apostoli che pregano prima di andare, perché la missione viene da Dio.

Apostoli in 12, come le tribù di Israele, segno di un Dio che vuole riunire il suo popolo, di un Pastore che vuole riunire le sue pecore disperse.

Apostoli assieme, in una squadra che nessun allenatore avrebbe mai convocato, ad annunciare la misericordia del Padre, a scacciare il demone della divisione, a guarire dalla malattia dell’esclusione.

Apostoli che un giorno saranno mandati ai lontani, ma prima devono imparare a guardare ai perduti vicino.

Il manifesto missionario di Matteo è anche il nostro: anche noi chiamati e mandati nello stesso tempo, a condividere quel vangelo che gratuitamente abbiamo ricevuto. Perché tanti nostri fratelli, lontani ma anche molto vicini a noi, feriti e appesantiti dalla vita, possano accorgersi che Dio è vicino.